Alessandro Pondi, il regista che racconta la vita fra emozioni e ironia | INTERVISTA E FOTO
Una domenica sera, quasi per caso, ho recensito un film divertente, brillante che, oltre alle tante risate mi aveva lasciato qualcosa di diverso, un messaggio su quanto sia importante "trovare il bello in tutte le cose". La pellicola si intitola "Tutta un'altra vita" con Enrico Brignano, Paola Minaccioni, Ilaria Spada, Daniela Terreri e per la regia di Alessandro Pondi. Fra i commenti della recensione, trovo un ringraziamento speciale da parte direttamente del regista. "Grazie Sara, mi fa molto piacere che ti sia piaciuto il mio film".
A quel punto, come non chiedere un'intervista ad Alessandro Pondi? Fra le news professionali che lo riguardano, due nuovi progetti: "Il mostro della cripta" e "School of mafia".

INTERVISTA AD ALESSANDRO PONDI
Parliamo dei suoi esordi: ci può parlare del suo romanzo “Gli angeli non mangiano hamburger”? Che ricordi ha?
E' un bel salto nel passato. “Gli angeli non mangiano hamburger “ è un romanzo di formazione che scrissi quando avevo vent'anni, appena arrivato a Roma, mentre iniziavo a frequentare la scuola di cinema e a mettere in scena i primi spettacoli teatrali. In definitiva è un romanzo piuttosto autobiografico che scrissi perché sentivo il bisogno di esprimere le forti emozioni che mi si agitavano in petto in quel momento. Ricordo che osservavo la città con gli stessi occhi bramosi di chi vuole prendersi la vita a morsi. Mi guardavo attorno con interesse e fascinazione alla ricerca di quei luoghi che avevano ospitato centinaia di pellicole memorabili e colorato i miei sogni di ragazzo di provincia. E finalmente ero lì, nel posto in cui volevo stare, nel luogo in cui sentivo sarebbe iniziato tutto.
Sceneggiatore e regista: com'è avvenuto questo passaggio? Qual è stato il motore di questo “bel” cambiamento?
Il passaggio è stato piuttosto naturale. In scrittura ho sempre avuto una visione cinematografica e ho sempre raccontato le mie storie immaginando già sulla carta la messa in scena, che è il ruolo prettamente del regista. Così, quando mi si è presentata l'occasione e il mio caro amico Giuseppe Fiorello, mi ha proposto di esordire alla regia, non c'ho pensato un attimo, e senza togliermi gli abiti dello scrittore, mi sono arrotolato al collo la sciarpa da regista ed ho intrapreso questa avventura, con lo stesso entusiasmo di quel ragazzo di vent'anni che ho raccontato nel mio primo romanzo. E poi ... c'ho preso gusto.

Ho visto uno dei suoi ultimi film, che ho recensito e a cui lei mi ha lasciato un messaggio: “Tutta un'altra vita”. Un film tra comicità ed emozioni. Com'è nato questo lungometraggio?
Amo la commedia all'italiana di Monicelli, Germi, De Sica, le commedie con Alberto Sordi e Monica Vitti. I grandi maestri del passato hanno fatto scuola grazie alla capacità di raccontare il loro tempo facendo ridere e al contempo riflettere, senza preoccuparsi di essere politicamente scorretti. E' credo che “Tutta un'altra vita” sia proprio questo. Volevo raccontare la vita di un uomo intrappolato nella sua routine, che a cinquant'anni decide di osare e di prendersi una vacanza dalla propria vita, con tutti i rischi che ne conseguono. Direi che in definitiva, è un inno all'amore.
Prossimi progetti lavorativi che può anticiparci?
Quest'anno, Covid permettendo, uscirà al cinema una commedia horror che ho scritto insieme a Paolo Logli e ai Manetti Bros. Si intitola “Il mostro della cripta”. La regia è di Daniele Misischia e non vedo l'ora di tornare a sedermi in sala per potermela godere. Poi uscirà il mio terzo film da regista, che ho scritto assieme a Paolo Logli, Riccardo Irrera e Mauro Graiani. Si intitola “School of mafia” ed è stata un'esperienza unica, sia durante la scrittura che durante le riprese. E' un film corale, pieno di grandi attori che sanno spaziare dal dramma alla commedia, raccontata con un taglio western – sono cresciuto davanti al cinema di Sergio Leone e John Ford – e ricca di citazioni per gli amanti del cinema. E ti assicuro che ci sarà da divertirsi.
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