Andrea Pannofino, bellissimo e talentuoso: “Sto preparando uno spettacolo con mio padre” |INTERVISTA
Aggiornamento: 23 feb 2021
Andrea Pannofino, figlio d’arte, in questa intervista si racconta con garbo e semplicita’.
Bello ed umile. Ci confida di aver rubato con gli occhi l’immensa professionalita’ dei suoi genitori, gli straordinari: Francesco Pannofino ed Emanuela Rossi. Che cosa gli riserva il futuro? Uno spettacolo con suo padre per la regia di Umberto Marino.

INTERVISTA AD ANDREA PANNOFINO
Carissimo Andrea, grazie per la tua disponibilità. Sei indubbiamente un talento nel mondo artistico e ti faccio i miei complimenti. Quanto ti sta "pesando" - a livello professionale - essere il figlio di Francesco Pannofino ed Emanuela Rossi? Cosa hai imparato da loro, sempre a livello artistico, ovviamente.
“Il peso” ad oggi, non lo sento perche’ - se cosi’ si puo’ dire – sono ancora agli inizi della mia carriera e devo ancora affermarmi. Forse in un futuro, potrebbe succedere anche se, mi auguro di no ... Credo che l'eventuale peso, possa dipendere anche dal livello che si ottiene; intendo a livello professionale e non di fama o notorieta'.
Nel caso in cui questo dovesse accadere, mi auguro di poter colmare il gap … Non sono una persona che ama elogiarsi ma le persone intorno a me, per fortuna, mi rassicurano con i loro commenti.
Dai miei genitori, probabilmente a livello “pratico”, non ho imparato niente.
Ho senz’altro imparato molto a livello inconscio: ad esempio ho una grande vocalita’. Riesco ad imitare, ad usare bene la voce. Ripeto, ho imparato molto “rubando con gli occhi” o con le orecchie, ascoltandoli (sorride).
Durante le miei prime esperienze lavorative mi hanno dato dei consigli, svelandomi anche i loro trucchi e le loro conoscenze.
Andrea con suo padre Francesco Pannofino
Prediligi il doppiaggio alla recitazione? Anche se, una ovviamente, non esclude l'altra.
Mi piacciono entrambi. Il doppiaggio lo praticavo soprattutto da bambino ma non l’ho continuato e, ad essere sincero, me ne sono pentito. Sai, per un bambino non e’ molto divertente “lavorare” in una sala al buio; si tende a prediligere altri interessi come il calcio o le passeggiate con gli amici.
Il doppiaggio e’ un’arte nobile. Amo definirlo come un sistema raffinato con cui abbinare un’abile tecnica interpretativa. Il doppiaggio, proprio come la recitazione, si basa sul tempo: meno tempo ci metti, e piu’ e’ di qualita’ . Direi di non prediligere nessuna delle due e preferisco considerarmi un "attore multitasking” .

Che ricordo hai della pellicola di Gianluca Mingotto dal titolo "Poker generation"?
Ero davvero piccolo e girammo il film interamente in Sicilia. Il piu’ bel ricordo e’ senz’altro la gioia: mi diverti’ come un pazzo. La crew della produzione era amichevole e, di conseguenza, l’ambiente era altrettanto piacevole. Mingotto, il regista, e’ stato bravissimo e competente: sapeva tenere bene il set. Ora che mi viene in mente un ricordo … Dovevamo fare una scena su un molo e, a causa del sole, presi un’insolazione. Tutti si preoccuparono per me e questa cosa, da un lato, mi rese fiero perche’ mi sentivo come un martire che a causa del lavoro, non era stato bene.
Prossimi progetti lavorativi futuri? O cosa ti piacerebbe fare a breve-medio termine?
Purtroppo, in questo momento a causa della pandemia, non riusciamo a programmare molte cose. Una cosa bella pero’ e che il regista Umberto Marino mi ha proposto uno spettacolo insieme a mio padre e, naturalmente, ho accettato subito con grande entusiasmo. Onestamente, quello che mi piacerebbe fare quando sara’ finita tutta questa situazione, sarebbe fare uno spettacolo in un bel teatro grande, gremito di gente.
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