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"Attori senza voce" | Editoriale a cura di Mario Mattia Giorgetti

Capita spesso di assistere a spettacoli teatrali i cui attori usano il microfonino appoggiato sulla guancia, e la loro recitazione ci dovrebbe convincere sulla credibilità del personaggio che interpreta. Ma i registi che accettano questa soluzione non si rendono conto che creano dei falsi personaggi, poiché la presenza di quel bitorzolo di microfono sul volto, simbolo della tecnologia, smentisce la credibilità del personaggio che interpreta.

"Attori senza voce" | Editoriale a cura di Mario Mattia Giorgetti

Quante volte a Siracusa abbiamo assistito a soluzioni del genere.

I registi si giustificano, “il pubblico deve ascoltare in modo chiaro le parole”, noi sosteniamo che gli attori dovrebbero avere voce per farsi udire senza quella caccola sul viso. Non solo, poiché la voce amplificata non sorge dal palcoscenico, cioè dalla bocca dell’attore , come dovrebbe, bensì dagli amplificatori di lato o sul graticcio, tutto ciò rende non credibile ciò che vediamo.


E lo spettatore, ormai ridotto a smidollato, non reagisce. La passività è totale, e ciò significa che lo spettatore è degenerato nel nulla.

Anche l’attore, l’attrice, se fossero sinceri con loro stessi, e sinceri verso il pubblico, dovrebbero rifiutarsi a queste soluzioni. Il teatro è teatro, e non una trasmissione radiofonica in presenza.


E se poi un attore non ha voce adatta al teatro, che faccia altre cose: televisione, pubblicità, radio, ma non teatro.

Frase letta su Facebook: “Se il pubblico oggi non fosse diventato quella massa amorfa che digerisce tutto quanto gli viene propinato, alla vista di quello scempio alla bellezza e insulto all'intelligenza, si alzerebbe come un sol uomo e uscirebbe dalla sala”.


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