Cioccolateria Rinascimentale. Mission: tutelare il coltivatore e riscoprire le tecniche artigianali
La cioccolata che voi realizzate è 100% vegana e composta da pura cioccolata senza grassi vegetali.
Ci piacerebbe saperne qualcosa in più. Ce ne vorreste parlare?
La Cioccolata Rinascimentale.
Nel XV secolo, grazie a una congiuntura economica positiva come l’incremento dei traffici internazionali, il consolidarsi delle monarchie nazionali, alla floridezza delle Signorie e delle Repubbliche marinare, l’Italia deteneva il primato europeo dei rapporti con il resto del mondo allora conosciuto.
In Toscana, la storia del cioccolato inizia con gli avventurosi mercanti fiorentini. Firenze contribuì a scoprire il nuovo mondo e i suoi prodotti grazie ai Suoi figli illustri come Amerigo Vespucci, Paolo dal Pozzo Toscanini, Giovanni da Verrazzano. Così sul finire del rinascimento, nel Granducato di Toscana si sperimentò con successo l’esotico “cibo degli Dei” e il suo consumo si rilevò uno dei tanti elementi dello Status symbol tipico dell’epoca.
I galeoni facevano la spola su rotte ben definite e portavano nel Vecchio Continente cose nuove e straordinarie: pensiamo al tacchino, chiamato emblematicamente sino a tutto il Seicento “gallo d’India”, alle patate, al pomodoro, ai fagioli, al mais, detto anche grano turco, perché “strano”, quindi per definizione “cosa turca”.
E insieme a tutto questo, oltre ai nativi, alle gemme e all’oro, arrivò anche un prodotto destinato, insieme agli altri, a influenzare tutta la nostra cucina: il cacao.
Il cacao entrò dunque progressivamente a fare parte dell’alimentazione della nobiltà, ma il tchoclat veniva sempre servito sotto forma di bevanda, come nella sua origine, ma il gusto intensamente amaro era poco gradito ai palati europei, nonostante la grande curiosità per il nuovo alimento. Ma come spesso è accaduto anche per altri prodotti alimentari (soprattutto per i formaggi), fu nei monasteri spagnoli, depositari di una lunga tradizione di miscele e infusi, che intorno al 1580, decisero di provare a modificare il sapore del “cioccolato in tazza” cercando di renderlo più gradito ai palati dell’epoca. Vi aggiunsero la vaniglia e lo zucchero per mitigarne la naturale amarezza e inoltre tolsero lo zenzero, il pepe e il peperoncino, che, presenti nell’infuso originario e in parte mantenuto sino a quel momento, rendeva troppo piccante la bevanda.
Questa bevanda si fa mescolando i frutti del cacao, che sono grossi come ghiande, con acqua calda e zucchero.

La vostra produzione, realizza anche un "elisir di cioccolata alla rosa". Com'è nata l'idea?
Nel rinascimento il mangiare bene divenne una vera e propria arte, in questo periodo nacque il galateo del “banchetto” dove il principe mostrava tutta la sua ricchezza. La corte Medicea non badava a spese e, pur di ostentare le loro magnificenze, offrivano agli invitati le vivande più preziose arricchite da ingredienti costosi tra cui anche lo zucchero, bruno perché di canna che arrivava da Venezia avvolto in foglie di palma e che veniva usato anche per elaborare sculture del Giambologna, come in occasione del matrimonio di Maria de Medici con il re di Francia Enrico IV.
Cioccolata appartenente all’eleganza del Rinascimento, riscoperta nella sua semplicità, nel cuore di un periodo favoloso per l’intera Europa di cui Firenze era la culla e ricordando le parole del Machiavelli, "Questa provincia par nata per risuscitar le cose morte, come si è visto della poesia, della pittura e della scultura".
Una lavorazione inquadrata in un perfetto contesto storico del Rinascimento maturo del 1500, periodo che è caratterizzato da una grande libertà interpretativa: per l’artista l’opera da eseguire è un’occasione per sperimentare nuove possibilità espressive, compositive o cromatiche. Si sviluppano, già iniziate nel secolo precedente, la ricerca di armonia (vedi le pitture serene di Raffaello, le architetture del Bramante), l’osservazione della natura (vedi le pitture con spazi profondi e volumi delicati realizzate da Leonardo con la prospettiva aerea e lo sfumato; dai veneti Giorgione e Tiziano con il colore tonale); la rappresentazione dell’uomo (vedi le opere di Michelangelo, che sia in pittura sia in scultura realizza la figura umana come corpo e come forza morale). Fino a modificare gli usi in cucina, infatti l’arte del cucinare toccò in Italia vette senza pari in Europa, con pratiche e piatti che restarono però d’ispirazione medievale, con il perpetuarsi del gusto dolce e salato mischiati assieme.
I prodotti delle cucine nel rinascimento erano vere leccornie, uso comune per definire un cibo prelibato, grato al gusto, di aspetto raffinato. Pertanto si introducano gusti raffinati e profumati, ed ecco, la cioccolata al gelsomino o alla rosa.
In quel periodo, Leonardo da Vinci conosceva e sperimentava in cucina erbe e spezie. Nella preparazione dei suoi piatti usava curcuma, aloe, zafferano, fiori di papavero, fiordalisi, ginestre, olio di senape e di lino. Ma fu alla corte degli Sforza che perfezionò l'arte di allestire feste e banchetti spettacolari.
La ricetta più famosa del Genio è contenuta nel Codice Atlantico (1119 carte singole di grandi dimensioni, proprie delle carte geografiche), al foglio 482 recto (ex 177 recto-a) si legge la ricetta dell'Acquarosa, bevanda afrodisiaca, che risalirebbe al 1517.
Per omaggiare il grande illustre toscano, abbiamo realizzato, oltre alla cioccolata in elisir alla rosa, anche l’acquarosa con l’incarto che riproduce i suoi disegni.
E ancora, per omaggiare questo periodo storico pieno di grazia, di gentilezza e di eleganza, Dolci Creazioni Firenze ha tradotto in gusto in una tavoletta di cioccolata rinascimentale:
la primavera di Botticelli – gusto froreale, fruttato e agrumato;
la nascita di Venere di Botticelli – gusto agrumato e di salsedine;
la Madonna del Belvedere di Raffaello – gusto fragolato;
La qualità del vostro monorigine colombiano, caratterizza la vostra produzione Cos'altro contraddistingue il vostro cioccolato da altri che operano nel settore?
Creare una buona cioccolata è un’arte, una passione, un gusto che Dolci Creazioni Firenze ha riscoperto con una lavorazione a freddo, con materie prime del commercio equo e solidale.
Abbiamo inserito una piccola linea di cioccolato prodotto e trasformato nel cuore della Colombia. Il cacao viene coltivato sulle montagne di Antioquia ad un'altitudine che oscilla tra i 34 ei 600 metri sul livello del mare. Si caratterizza per le sue note di frutti rossi, noci e legno, realizzato artigianalmente da mani piene di amore, basato sull'ispirazione e la passione per il cioccolato, non contiene additivi o conservanti, perché il nostro obiettivo è consegnare, al consumatore finale, un prodotto in buone condizioni ottimale e salutare, applicando parametri di qualità. I nostri produttori di cacao di monorigine partono dalla piantagione, 20 ettari di coltivazione di cacao in produzione, con all’interno un impianto per la trasformazione, che permette di ottenere una squisita pallina artigianale di cioccolato 100% cacao di origine, le deliziose e croccanti Grani Cacao e Burro di Cacao puro al 100%.
Gli insetticidi non sono usati per controllare i parassiti, ma vengono usate le buone pratiche agricole a livello familiare come la raccolta, fermentazione, essiccazione al sole, pulitura, tostatura, mondatura e macinazione fino ad ottenere prodotti di cacao puro al 100%.
La nostra mission è quella, sì di commerciare un prodotto d’eccellenza, di tutelare il coltivatore ed i suoi dipendenti con un prezzo giusto senza l’ausilio di intermediari. Inoltre, quella di riscoprire le tecniche di lavoro c.d. “di una volta”, tecniche artigianali nel rispetto anche del territorio.
L’eccellenza del prodotto è stata riconosciuta al Wine Festival di Merano 2019 e al Wine Festival di Siena 2020 aggiudicandosi sei certificazioni di cui due Gold.
Per i Maya era il chocal,
per gli Aztechi il choclat,
per gli spagnoli era il ciocolat,
per Dolci Creazioni Firenze è la cioccolata Rinascimentale.
Dolci Creazioni Firenze
Via Masaccio n. 24/d/r
Firenze