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Coronavirus, Daniela: “Dopo 2 mesi, ho rivisto mio figlio” | INTERVISTA

Continua lo spazio dedicato alle testimonianze dei guariti da Coronavirus. Questa settimana ho parlato con Daniela Verde, 32 anni di Castel Volturno (Caserta), dipendente amministrativa in un centro di riabilitazione neuromotoria.

INTERVISTA A DANIELA VERDE

Daniela perché ha deciso di rilasciare questa intervista?

Mi fa piacere condividere la mia esperienza con persone che poco credono a questo virus e soprattutto con chi lo sta vivendo.

Raccontaci la tua disavventura con il Coronavirus …

Ho avuto il Covid nel periodo di Marzo, Aprile e Maggio 2020.

Il primo ad avere sintomi è stato mio padre che è un poliziotto penitenziario. Dopo vari giorni a casa, è stato ricoverato in un “Centro Covid” accertandone la positività.

Dopo pochi giorni sono andata anch’io in ospedale perché iniziavo ad avere affanno, oltre a febbre alta e dolori alle spalle.

Difatti, successivamente, mi è stato diagnosticato polmonite bilaterale interstiziale da Covid 19. Nel frattempo che le nostre cure a casa proseguivano a casa, anche mio marito peggiora e a distanza di una settimana, viene ricoverato anche lui.

Vengono poi effettuati tamponi di controllo ai nostri cari e risultano positivi anche mia madre con sintomi medi e mio figlio di 3 anni che non mostra sintomi.

È stata una tortura essere malata e vivere una situazione del genere in ospedale dove vedi gente che non sopravvive. Per non parlare del pensiero di avere un bambino a casa malato di Covid ed essere impotente.

Non si può descrivere. Mio figlio ha festeggiato il suo compleanno malato di Covid a casa con la nonna e la zia, senza madre, padre e nonno. Siamo guariti (negativi) solo dopo 60 giorni di ospedale e, anche loro a casa, con le stesse tempistiche.




Come ti senti adesso? Conduci una vita normale?

Adesso mi è rimasto un po’ di affanno per via della polmonite e non sento ancora il gusto del cibo. La prima cosa che ho fatto è stata portare un gioco a mio figlio che non mi vedeva da 2 mesi. Potrei stare ore a raccontare ciò che mi è successo. Le persone sono poco sensibili a ciò perché finché non lo vivi da vicino e sulla tua pelle o quella dei tuoi cari, non lo capisci.

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