Editoriale Requiem per la critica teatrale | A cura di Mario Mattia Giorgetti
La generazione dei critici teatrali più qualificati, di riferimento, quelli degli anni ‘60-‘80, è scomparsa.
Penso a firme quali Roberto De Monticelli per il “Giorno”, Edoardo Bertani per “Avvenire”, Carlo Terron per “La Notte”, Carlo Maria Pensa per il “Corriere Lombardo”, Aggeo Savioli per l’Unità, Raul Radice per il “Corriere della Sera”, Franco Quadri per “La Repubblica”, Paolo Mosca per il “Corriere d’Informazione”, Paolo Emilio Poesio per “La Nazione”, Renzo Tian per “Il Messaggero” e tanti altri che ora ci sfuggono dalla memoria.

Adesso, sarà perché l’intervento dei critici non è più tempestivo come una volta: allora gli attori aspettavano le due di notte l’uscita dei quotidiani per leggere le recensioni che sarebbero apparse il giorno dopo il debutto della “prima”.
Sarà perché gli editori dei quotidiani hanno relegato la presenza dei loro critici sui loro quotidiani una volta alla settimana, se va bene, poiché, secondo loro, le recensioni hanno perso la loro funzione di criticare per migliorare ciò che hanno recensito, e danno ampio spazio agli eventi di musica e televisivi.
Sarà che non ci sono più critici di riferimento come una volta, con tanto di nome credibile, con tanto spazio a loro disposizione; e la nuova generazione di critici non si è imposta come avrebbe dovuto fare; e che l’Associazione dei Critici Teatrali non ha saputo imporsi, come avrebbe dovuto fare.
Oggi, non si ritagliano più le recensioni da mettere sull’Album della memoria, da far vedere agli amici, ai giovani attori che si affacciano alla ribalta. Glorie passate.
Comunque, è stato ciò che è stato, sarà quel che sarà , fatto sta che adesso la critica rimbalza subito su Internet, sia nelle storiche testate quale è Sipario, e altre che sono rinate, e altre inventate di sana pianta.
Ora, gli attori, i registi, i produttori attendono con ansia le recensioni immergendosi dentro lo web, sfrugugliando sui social, poiché tutti possono giustamente scrivere e dire la loro. Ma queste recensioni non hanno più il fascino, l’importanza di quelle su carta stampata, ancora con l’odore dell’inchiostro.
E i critici di adesso non hanno più il peso di coloro che ci hanno lasciato.
“Il tutto” si stempera nello spazio cibernetico: cambiano i tempi, cambiano i costumi, e “il tutto” va verso una deriva di nebbia in cui “il tutto” scompare.Amen.