Fonologia del corpo | Editoriale a cura di Mario Mattia Giorgetti
Il corpo umano ha in sé molteplici linguaggi per comunicare ad altri i suoi messaggi: la voce ( su cui ognuno ci inserisce il lessico della propria lingua,) il movimento nello spazio, la gestualità ( dal mimo, alla pantomima, alla danza), ma ci sono altri segni che appartengono all'antropologia del corpo: la cosiddetta fonologia del corpo. Cioè quei suoni, avulsi dai valori semantici, che esprimono lo stato psichico-fisico di ogni corpo vivo.

Facciamo degli esempi pratici: se un corpo viene colpito accidentalmente da un corpo contundente emette un suono per esprimere il suo dolore, se improvvisamente appare una visione eccellente esprime un suono per esternare la sua meraviglia, se vuole scacciare un pericolo emette un suono per esprimere la sua minaccia. Questi sono "segni antropologici" che appartengono al solo corpo. Come le espressioni del volto: sguardo, bocca, testa. È un vero peccato sopprimerli del tutto in un'opera teatrale che racconta una storia in cui vivono personaggi che possono esprimere questi suoni della fonologia del corpo.
Questi suoni sono utili sia per comunicare agli altri il proprio stato psichico-fisico del momento; sono utili per rendere più umani, e quindi credibili i personaggi che agiscono dal vivo; sono utili a rompere quella barriera virtuale che confina lo spettatore ad essere solo un voyeur dello spettacolo, poiché lo coinvolgono emotivamente, attraverso un suono leggibile a qualsiasi latitudine del mondo, come lo coinvolge un battito di mani, o di piedi.
In uno spettacolo che vuole essere innovativo per contenuti e linguaggi non sottovaluterei questi fonemi.
Concludendo, troppo spesso il movimento è considerato solo per i suoi vantaggi funzionali, perché "serve a" raggiungere un determinato obiettivo. In questo modo lo "strumento" rimane sottoutilizzato, esprimendo solo una minima parte delle sue potenzialità. È un validissimo strumento che facilita la comunicazione, la motivazione e la chiarezza del pensiero; ha un’azione positiva sulla creatività; inoltre, come drammaturgo e regista, uso questo "strumento antropologico" come valido supporto a cantanti e attori. E perché non ai danzatori?