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Giovanni Falcone, Albert Einstein, Anna Frank: alcuni eroi del ‘900 nel libro di Riccardo Clementi

E’ uscito il nuovo libro di Riccardo Clementi “I Supereroi (quelli veri) del ‘900” (Porto Seguro Editore, 232 pagine) che vuole dare un messaggio di fiducia e infondere speranza per questo nuovo anno, in cui forte è il bisogno di pace e serenità.


Dalla penna di Clementi, giornalista e scrittore della Valdisieve che opera nel settore della comunicazione aziendale, prendono infatti vita venti storie di personaggi che hanno segnato profondamente la storia del 1900. I “supereroi” del secolo breve – come Giovanni Falcone, Martin Luther King, Madre Teresa di Calcutta, Nelson Mandela, Giovanni Paolo II, Albert Einstein, Anna Frank ma anche Picasso, Rita Levi Montalcini, Coco Chanel o Gino Bartali, solo per citarne alcuni – si rivolgono direttamente alle nuove generazioni, come si intuisce dal sottotitolo del volume “Personaggi straordinari raccontati ai bambini”, lanciando il messaggio che per diventare eroi non occorrono poteri speciali: tutti possiamo esserlo, basta avere il coraggio di lottare per i propri ideali. Un’opera che racconta donne e uomini diventati iconici grazie alla loro normalità, alla coerenza di una quotidianità silenziosa e coraggiosa, alla lungimiranza di idee e voci profetiche che anche il nuovo millennio sembra invocare con tutto il cuore.

INTERVISTA A RICCARDO CLEMENTI


Caro Riccardo, un libro dal titolo veramente accattivante: chi sono i veri eroi del '900?


Gli “eroi” del ‘900 sono coloro che, senza poteri speciali ma con il coraggio di rimanere fedeli ai propri ideali, sono diventati grandi testimoni, a volte anche pagando con la vita. Io ne ho selezionati venti – come Giovanni Falcone, Martin Luther King, Madre Teresa di Calcutta, Nelson Mandela, Giovanni Paolo II, Albert Einstein, Anna Frank, Giorgio La Pira ma anche Picasso, Rita Levi Montalcini, Coco Chanel o Gino Bartali, solo per citarne alcuni – ma ce ne sono molti altri che avrebbero meritato di essere inclusi nel novero dei “supereroi del 900”. Il concetto di fondo è che si tratta persone normali, le quali sono state anzitutto bambini, con le loro speranze e le loro paure, e che senza manie di grandezza, ma anzi nel silenzio e nell’umiltà di una testimonianza libera e forte, sono diventate adulti “eroici” donando se stessi per cause grandi. Perché in realtà si diventa “supereroi” nella misura in cui ci si fa piccoli, non si rincorre la celebrità, ma si mette se stessi al servizio del bene comune che è il bene di tutti, non di alcuni. In tutti i campi dell’umanità – dall’arte alla cultura, dalla scienza alla politica, dalla moda alla religione – questo è possibile. Sta a noi scegliere.


Come mai la scelta di scrivere questo libro?


Potrei dire che la scintilla di questo libro nacque qualche anno fa, quasi come un colpo di fulmine. Spesso, infatti, i miei figli Elia e Ludovica Maria, che adesso hanno rispettivamente 9 e 7 anni ma che al tempo erano più piccoli, mi chiedevano se i supereroi dei film, che vedevamo insieme, esistessero davvero. Io cercavo di spiegare che in realtà essi non esistono, ma la loro tenacia di battersi per il bene e il messaggio di speranza che ne deriva costituiscono qualcosa di vero e tangibile. Poi un giorno mi venne un’intuizione e dissi ai miei bambini che suonava più o meno così: “in verità, i supereroi esistono davvero, ma non sono quelli del cinema. Non hanno super poteri e sono persone come noi. Come i super eroi, che amiamo tanto noi, hanno avuto il coraggio di scegliere il bene e di rimanere sempre fedeli a questa scelta. Il resto è venuto da solo. È così, si può essere persone normali eppure diventare super eroi.” Gli occhioni dei miei bambini mi fissavano esterrefatti: quel giorno decisi che avrei provato a narare per tanti bambini del nuovo millennio la vita di uomini e donne straordinari nella loro ordinarietà. Come spesso accade in questi casi, dopo il colpo di fulmine mi rimase l’embrione dell’idea piantato in testa ma mi mancava il tempo per dargli una forma. Poi è successo che ho comprato un tavolino e un abat-jour e una sera ho cominciato a scrivere. Nel silenzio di notti misteriose e profonde, ho scelto venti volti del 1900, come venti è il numero del secolo protagonista, il cosiddetto “secolo breve”, insieme grande e atroce, forse secondo solo allo spartiacque dell’anno zero per come ha inciso sulla storia dell’umanità. Riferendomi ai fatti realmente accaduti nelle esistenze di queste persone, nella facoltà intellettuale di farsi interpreti di un messaggio, ho immaginato che fossero loro a rivolgersi ai bambini da qualche nuvola del cielo che ogni giorno ci chiede di alzare lo sguardo, spesso ahimè invano, impegnati come siamo a correre a testa bassa, concentrati su noi stessi, avvitati negli egoismi la cui unica volontà è deporre nei nostri cuori una grande bugia: quella di bastare a se stessi, di rinunciare alla speranza, di evitare la dimensione comunitaria, un tempo depositaria di grandi attese e oggi foriera di paure globali, e così facendo di rinchiudersi in false sicurezze. Ecco, il mio libro vuole semplicemente ricordare ci sono persone normali, proprio come noi, che attraverso il dono di sé hanno conosciuto la gioia autentica, anche nella prova e nella sofferenza, e oggi la loro memoria sempre di grande attualità ci invita a riaprire i cuori alla bellezza, a restituire respiro all’anima, in definitiva a recuperare il senso della meraviglia e il valore della testimonianza.

Credi che ognuno di noi, sia realmente un eroe di se stesso?


Credo che ognuno possa essere un “eroe”, anzitutto per gli altri. Come ho spiegato, non nella logica di conquistare consenso, breve e caduco, ma nella volontà di mettersi al servizio della comunità. Gli uomini e le donne, che ho narrato nel libro, hanno avuto la forza di coltivare i loro talenti. Lo hanno fatto con passione e determinazione, a volte a costo di pagare con la vita. Soprattutto, lo hanno fatto senza poteri speciali, consegnandoci la certezza che chiunque può farlo. Ecco perché dobbiamo aspirare a “cose grandi”, come diceva Giorgio La Pira ai giovani. Del resto, noi siamo ciò di cui ci “cibiamo”: se nei nostri cuori infiliamo solo cianfrusaglie, se nella nostra anima riversiamo sacchi di polvere, se annebbiamo i nostri cervelli con un mare di rumori che stordiscono, come possiamo sentirci realizzati, vivere in pace con noi stessi e con gli altri, insomma essere felici? Viviamo un tempo così povero di pensieri grandi, di punti di riferimento, di profezie che abbiamo quasi smesso di credere che i supereroi esistono. E che possiamo essere noi. Sempre e ovunque, anche nelle situazioni più avverse come il periodo difficile che stiamo vivendo, è possibile seminare la speranza, magari con sacrificio, per poi mietere nella gioia. Il mio augurio per il nuovo anno è questo: che ognuno di noi possa riscoprire la bellezza e la potenza di una testimonianza coerente, umile e silenziosa, trovando il coraggio di mettersi in gioco e di incamminarsi lungo il sentiero in cui è atteso.


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