Il dirigente Marco Menicatti: “Vorrei che la scuola avesse tutti docenti motivati” | INTERVISTA
In questa intervista, ho avuto il piacere di parlare con Marco Menicatti, Dirigente scolastico del comprensivo “Barsanti” di Firenze e reggente delI’istituto comprensivo “Don Milani” di Firenzuola. Con il preside Menicatti abbiamo affrontato la delicata questione della DAD, l’eventuale obbligo vaccinale per il personale scolastico e della passione che i docenti dovrebbero possedere per impartire le proprie lezioni.

INTERVISTA AL DIRIGENTE SCOLASTICO MARCO MENICATI
Gentile Dirigente, La ringrazio infinitamente per la Sua disponibilita’. Iniziamo con una domanda sulla “Didattica a distanza”: cosa ne pensa riguardo alla scelta di far frequentare soltanto agli alunni la scuola dell’infanzia e la scuola primaria, mentre i ragazzi delle scuole di secondo grado (medie e superiori) sono a casa con la “Dad”?
La questione riguarda sostanzialmente due aspetti: il primo, e’ una questione logistica. Il governante locale o nazionale, si trova ad affrontare la problematicita’ dell’assembramento nella filiera di trasporto durante la giornata.
I ragazzi del secondo ciclo devono necessariamente spostarsi perche’,la maggior parte di loro, si reca in scuole fuori dal proprio quartiere. Purtroppo, dovendo sacrificare qualcosa o come meglio dire qualcuno, il Ministero e’ stato costretto a privare ai ragazzi piu’ grandi della didattica in presenza.
Ma ahinoi, nella DAD si perde completamente il concetto di socialita’, ovvero, la scuola intesa come comunita’.
La DAD non puo’ sostituire la scuola tradizionale e palliativi come la riduzione di orario in presenza del 50% o del 75%, aiuta senz’altro a diminuire gli assembramenti ma si perde quello che e’ il ruolo educativo della scuola. A forte rischio anche il mondo dell’universita’ perche’ pare che non sia piu’ necessario recarvisi personalmente per frequentare un corso. Un conto, e’ un corso “particolare” di letteratura, che avendo a disposizione una biblioteca digitale, un professore puo’ dare disposizioni ai suoi studenti anche in modalita’ remota. La scuola Radioelettra e’ ormai un esempio da oltre cinquant’anni. La scuola deve istruire nel suo complesso, non dare istruzioni. Con la sola didattica a distanza, rischiamo che i nostri futuri professionisti non abbiano tutti i requisiti per convivere lavorando in gruppo.
Il ruolo della scuola deve essere centrale: lavorare con i docenti e condividere con i compagni. La relazione deve essere efficace. La Dad e’ uno strumento fantastico ma solo durante l’emergenza e mantenerlo come coadiuvante nella didattica in presenza.
Come operatore scolastico, potrei fare una riflessione: perche’ non comprare altri 20 autobus in modo da organizzare piu’ corse oppure usufruire di bus turistici, che sono fermi da mesi per il trasporto urbano? Se questo non viene fatto ci sara’ un motivo (ovviamente di cui non sono a conoscenza) e si preferisce chiudere la scuola: e’ una questione di risparmio? Altro aspetto, da non sottovalutare assolutamente e’ il passaggio da un grado scolastico all’altro: gli alunni di terza media che sono andati in prima superiore, non sono riusciti a salutare gli ex compagni e quest’anno hanno iniziato il secondo ciclo di secondaria, conoscendo a mala pena i nuovi compagni e i nuovi docenti.
Questo disagio e’ avvenuto anche per il biennio e per il triennio delle superiori: i docenti devono valutare ragazzi che conoscono a malapena e, situazione ancora piu’ assurda, e’ quella di un supplente che inizia la sua didattica completamente a distanza con una platea di sconosciuti. Questo e’ un fallimento della scuola.

Cosa ne pensa dell’obbligatorieta’ vaccinale per il personale scolastico e sull’eventuale tempistica prevista per gli operatori scolastici, iniziata a gia' a meta' Febbraio?
In generale, sarei d’accordo nel rendere obbligatorio il vaccino per tutti. Non solo per la scuola. Questo e’ un atto di responsabilita’ verso se’ stessi ma anche verso gli altri. E’ vero che ne sappiamo ancora poco di questi vaccini ma in medicina le certezze non esistono mai. Sappiamo pero’ che la comunita’ scientifica ha fatto uno sforzo disumano per ottenere vaccini efficaci nel giro di poco tempo. Oltre a questo, apprezzerei che il governante di turno, avesse il coraggio di imporre la sua posizione riguardo all’obbligatorieta’ vaccinale e non decidesse solo conformandosi al grado di soddisfazione psicologica, e momentanea, dell’elettorato. Sulla tempistica, dire che va benissimo ma non dimentichiamoci che la maggioranza delle vittime malate di coronavirus sono over 60. Personalmente preferirei dare priorità all’età anagrafica piuttosto che iniziare dalle categorie che si ritengono avere maggiori contatti (come invece è stato scelto in Italia). Ad esempio in Inghilterra si è fatta una scelta di questo genere, anche prolungando l’intervallo di tempo fra le 2 dosi: il vantaggio sarebbe di avere più rapidamente più persone immunizzate, anche se il rischio è di avere un grado assoluto inferiore di immunizzazione a lungo termine. Cioè, vista la situazione di emergenza odierna: meglio un beneficio sicuro oggi che un beneficio incerto, anche se magari migliore, domani.
L’esperienza scolastica ci ha dimostrato che i pochi alunni contagiati lo sono stati attraverso contatti familiari e non da docenti o dai loro pari. Tutte le accortezze messe in atto (mascherine, distanza, igienizzazione e areazione dei locali) ci hanno dimostrato che, per fortuna, le scuole sono luoghi sicuri.

In qualita’ di dirigente scolastico, se avesse una bacchetta magica, che cosa farebbe per il mondo della scuola?
Covid a parte, vorrei che il sistema lavorasse per innalzare la qualità formativa media del corpo docenti al livello dei migliori insegnanti attuali. Mi spiego meglio: vorrei tutti insegnanti con la motivazione di fare gli educatori. Mi piacciono persone appassionate nel trasmettere il loro sapere. Docenti empatici, che abbiano a cuore i propri alunni oltre che la materia che son chiamati a insegnare. Di docenti così ce ne sono già tanti, ma sarebbe fantastico se lo fossero tutti!
Faccio un esempio concreto: quest’anno sono Preside reggente nella piccola scuola media di Firenzuola, ridente paese un po’ sperduto sull’Appennino Tosco-Emiliano. Lì, tra i docenti ho trovato il prof Matteo Biagi che ha instituito un blog su internet, ormai 10/15 anni fa, in cui lui e la redazione costituita da suoi alunni, attuali e passati, recensiscono costantemente libri per ragazzi.
Cioè dalla sua personale passione per la lettura ha fatto nascere una comunita’ viva, non solo virtuale, di ragazzi dai 12 ai 20 anni, il cui focus è lo sviluppo della capacita’ di un giudizio critico e di ragionamento nei confronti del reale. E questo semplicemente attraverso la lettura di libri, attività oggigiorno tanto desueta tra i ragazzi e gli adulti. E come c’è riuscito? Senza una grande strategia dietro, ma semplicemente perché la lettura è la sua personale passione.
Oggi questa redazione di ragazzi è un punto di riferimento per l’intera collettività locale ma anche di interesse nazionale. Consiglio vivamente di vistare il blog:
https://www.qualcunoconcuicorrere.org
Questa e’ una testimonianza reale di come un docente, amante della lettura, ha costruito una biblioteca virtuale mettendo la sua passione in uno dei mestieri piu’ belli del mondo: l’insegnante.
Per rispondere alla domanda iniziale quindi sarebbe davvero fantastico se esempi come questo fossero la normalità nella scuola italiana.