La radio piu’ “bella” raccontata in un libro | INTERVISTA
La radio di oggi e’ sicuramente concepita in un modo diverso: sia perche’ adesso dietro ai microfoni troviamo, generalmente, grandi professionisti e sia perche’ l’avvento di internet ha cambiato il modo di fare comunicazione. La radio ha cambiato le sue vesti ma l’obiettivo resta lo stesso. Ne parliamo con Enzo Mauri, scrittore, speaker e redattore che ha scritto “Qui radio libera” che parla della radio dal ’75 al ’90.
INTERVISTA A ENZO MAURI
Caro Enzo, partiamo dal titolo "Qui radio libera" perche' la radio e' "LIBERA" solo da Lei? In Italia quanto e come e' realmente libera la radio?
“Qui Radio Libera”, parla del periodo dal 1975 al 1990, in cui nacquero le emittenti italiane come alternativa al monopolio Rai. Nella prima fase furono definite “libere” perché’ sostanzialmente svincolate da logiche commerciali, finalizzate al profitto, che le caratterizzeranno solo in un secondo momento, quando cominciarono ad essere definite “private”. In un primo momento la radio prese piede in Italia per venire incontro alla tendenza, instillata negli individui dai moti del ’68, di mettersi in mostra, di cambiare il ruolo di ascoltatore passivo in quello di protagonista. Negli anni ’70 c’era una gran quantità di giovani rispetto a oggi, che avevano una voglia di comunicare agli altri la propria opinione, non a caso i movimenti studenteschi di destra e sinistra fondarono storiche radio, da cui confrontarsi, a volte anche duramente, fino ad arrivare a farlo fisicamente nelle piazze. Nel libro ho preferito parlare della radio a me più consona, in cui sono artisticamente nato e cresciuto quarant’anni fa, quella di puro intrattenimento, dando voce a personaggi del Fm, famosi e meno famosi ma non per questo di minore importanza. Per quanto riguarda l’Italia di oggi, bisogna considerare che le radio sopravvissute, molte sono sparite, si sono giustamente trasformate in aziende che devono far quadrare i bilanci. Per questo motivo non si può dire che siano “libere” come prima, perché devono rispondere a determinate esigenze di mercato. Fare radio è diventata una cosa seria, ormai dietro i microfoni ci sono veri professionisti, non i ragazzi di 45 anni fa animati dallo spirito di puro divertimento. Inoltre nella realtà italiana per quanto riguarda le emittenti nazionali, un po’ come per la tv, le strutture sono in mano a un numero ristretto di editori che fanno il bello e il cattivo tempo. Ovvio che una situazione simile, tra vincoli commerciali e di altra natura, parlare di libertà come la s’intendeva un po’ di tempo fa, appare quantomeno fuori luogo.
E' vero che la radio, ad oggi, non e' piu' ascoltata come gli anni passati? Colpa solo di internet?
Quasi ciclicamente si torna a parlare del ruolo della radio nella società moderna, definendola un morto che cammina. Non è assolutamente vero, la radio continua a essere viva e vegeta, anzi ha acquisito ulteriore importanza nel periodo di pandemia che stiamo vivendo tutti, nel campo dell’informazione immediata e intrattenimento. La radio ha saputo uniformarsi alle nuove tecnologie, come in una sorta di osmosi le ha fatte proprie adeguandosi a esse, dando vita ad un ibrido. Certo non è più la radio di una volta che si poteva solo ascoltare, ora si vede anche, è lo specchio dei tempi in cui l’apparenza molto spesso assume maggiore valore rispetto alla sostanza.

Leggendo il Suo libro, che cosa potranno "assaporare" gli ascoltatori e imparare?
Il libro è stato concepito in modo da essere apprezzato dagli operatori del settore ma anche dai neofiti. Con un pizzico di presunzione direi che ha anche finalità didattiche. Attraverso i racconti degli intervistati, sono 34 con ulteriori contributi che fanno salire il numero a circa 50, ho voluto trasmettere le atmosfere che si respiravano quando i primi segnali radio iniziarono ad illuminare l’Fm e infatti l’ho definito una radio su carta. All’interno fra i tanti aneddoti e racconti sono presenti anche delle nozioni utili a coloro che vogliono accostarsi al mondo della radio.
