La teatrante Stefania Bassino: "Noi siamo il cambiamento"
Stefania Bassino ha deciso di mettersi in gioco lasciando la sua vecchia vita per dedicarsi a ciò che ama di più: il teatro, che oggi è il suo mestiere.
In questa intervista ci racconta come ci è riuscita.
Carissima Stefania, quando ha iniziato il mestiere di teatrante?
Ho studiato danza fin da bambina e negli anni mi sono espressa anche come coreografa. Poi è arrivato il mondo della moda, qualche trasmissione televisiva e il lavoro come stylist per servizi fotografici e regista di sfilate. Per anni ho lavorato nelle discoteche della Riviera romagnola dove ho conosciuto, nel 1995, Marianella Bargilli, diventata poi, nel 2003; attrice teatrale. Nel 2007 Marianella mi ha proposto di fare l'assistente alla regia in un suo spettacolo e da quel momento il Teatro è diventato il mio mestiere.

Ci puoi parlare del tuo progetto "puoi fare quello che vuoi quando vuoi"?
Dopo 9 anni di lavoro in un Teatro romano in qualità di Social Media manager, Gestore del sito web e appartenente all'Ufficio Promozione, ho capito che il lavoro d'ufficio non era ciò che mi rendeva felice. A 46 anni ho lasciato tutto per dedicarmi agli spettacoli come aiuto regista e, all'occorrenza come sarta di scena seguendo le compagnie in tournée. Un nuovo cambio vita c'è stato anche durante quest'anno di fermo: ho aperto il mio account Instagram, mi sono voluta rimettere in gioco e stanno nascendo progetti artistici interessanti, perché desidero trasmettere un messaggio molto chiaro: possiamo comunque andare avanti, migliorarci, evolverci, e non farci frenare da un segno del tempo, dall'età che avanza o dagli imprevisti. Noi siamo il cambiamento.

Cosa ne pensi, di poter riprendere le attività teatrali, in piazza?
La pandemia ha colpito duramente i lavoratori dello spettacolo, in particolare quelli che si occupano di Teatro e dopo un anno ancora non abbiamo ripreso il nostro mestiere a pieno regime. Una ripresa è indispensabile, ma mi auguro che lo Stato tenga conto di tutto ciò che abbiamo perso in un anno di stop forzato e che la ripresa delle attività non sia una velata scusa per dire "ora potete lavorare, quindi arrangiatevi". Il pubblico sarà contingentato, di conseguenza solo i monologhi, gli spettacoli con pochi attori e le messe in scena con grandi nomi potranno circuitare e sopravvivere. Per tutti gli altri, attori e tecnici, continuerà ad essere difficile la ripresa.
