Maria Falcone, sorella di Giovanni: “Non servono eroi, è sufficiente essere consapevoli | INTERVISTA
Una piacevole chiacchierata con la Prof.ssa Maria Falcone - sorella del magistrato Giovanni – che ci ha raccontato della spiacevole vicenda avvenuta in Germania, riguardante l’insegna di una pizzeria che inizialmente, era stata intitolata a “Falcone e Borsellino”. Inoltre, la “Fondazione Falcone” assegnera’ 15 borse di studio a neo-laureati che si sono distinti in ricerche sulla mafia.
INTERVISTA A MARIA FALCONE
Gentile Prof.ssa Falcone, La ringrazio infinitamente per la Sua disponibilità.
MI ha particolarmente colpito il caso in Germania in cui una pizzeria ha scelto come nome per l'insegna, quello di "Falcone e Borsellino, ma la sentenza della giurisdizione tedesca non ha accolto il Suo ricorso, ovvero, la rimozione del titolo.
Finalmente, dopo le varie proteste della gente, l'insegna e' stata rimossa. Cosa ne pensa di questo accaduto? Che cosa dovremmo capire da tale accaduto?
Come ho sottolineato nei giorni scorsi trovo la vicenda paradossale e allarmante. Paradossale perché segue di poche settimane l'approvazione da parte di 190 Paesi, avvenuta al termine della Conferenza delle Parti dell'Onu a Vienna, di una risoluzione, a cui hanno dato il nome di risoluzione Falcone, in cui si riconosce l'importanza del lavoro di mio fratello nella lotta alle mafie transnazionali. Si dice, cioè, che il suo metodo investigativo ha dato input a una cooperazione giudiziaria internazionale reale, poi tradotta in termini normativi nella Convenzione Onu di Palermo, che è l'unico strumento efficace di contrasto a mafie ormai globali. Paradossale anche perché nel processo di Francoforte abbiamo prodotto decine di documenti in cui proprio le istituzioni tedesche tributavano all'opera di Giovanni Falcone il merito che ha. Quindi leggere che in Germania la memoria di mio fratello sarebbe "sbiadita" lascia attoniti. Siamo stati inondati da email anche di cittadini e associazioni tedesche che ci esprimono solidarietà. Forse bisognerebbe leggerle al giudice che ha emesso la sentenza.
C'è anche un che di allarmante in questa vicenda: in Germania le mafie si sono infiltrate nel tessuto economico e sociale da anni. In particolare la 'ndrangheta - lo dicono le indagini - ha vere e proprie cellule criminali in diverse città. Far passare l'idea che la mafia e l'antimafia siano cose che non riguardano quel Paese secondo me è un grande errore.
La morte di Suo fratello Giovanni, nella lotta contro la mafia, e' un esempio di amore, di fede e di onesta'. Come vede oggi l'Italia? La sua vita ha ripagato davvero tale sacrificio?
Io non amo generalizzare. L'Italia significa tutto e niente. Sicuramente negli ultimi 29 anni si sono fatti moltissimi passi avanti dal punto di vista della repressione. I boss più pericolosi sono stati arrestati - all'appello manca solo Matteo Messina Denaro - e centinaia di uomini d'onori sono finiti in cella. Piano piano anche la reazione delle vittime - penso ad esempio alle vittime del racket - comincia a farsi vedere. Insomma forze dell'ordine e magistrati hanno fatto la loro parte. Anche la politica, tra alti e bassi, ha dato delle risposte: il carcere duro è stato stabilizzato, le pene previste per il reato di associazione mafiosa ed estorsione sono state elevate, si danno mezzi e uomini agli investigatori. Quel che ancora richiede sforzi è la battaglia culturale. La mafia è prima di tutto un fenomeno che ha a che fare con l'assenza di cultura ed educazione. In questo senso la strada è ancora lunga. Io con la mia Fondazione percorro questo cammino da 29 anni. E insieme a me ci sono tanti cittadini, associazioni che si danno da fare. Ma certo c'è molto da fare.

Mi piacerebbe parlare della "Fondazione Falcone", che e' stata costituita il 10 dicembre del 1992. Attualmente, ci sono progetti in cui siete impegnati? Uno degli scopo, appunto, e' quello di creare nei giovani una coscienza antimafiosa.
Proseguiamo nel nostro lavoro nelle scuole, ovviamente con tutti i problemi, che l'emergenza sanitaria crea. Gli incontri si fanno via Skype, ma andiamo avanti. Un mese fa abbiamo organizzato, insieme al ministero dell'Università, la quarta edizione de "Le Università per la Legalità": i ragazzi di decine di atenei hanno illustrato i loro progetti sui temi della legalità e dell'antimafia nel corso di una cerimonia che si è tenuta in streaming. A breve assegneremo 15 borse di studio a neo-laureati che si sono distinti in ricerche sulla mafia. Stiamo anche lavorando alle commemorazioni del 23 maggio, anniversario della strage di Capaci. Abbiamo scelto un tema su cui docenti e studenti lavoreranno, nel nostro sito, che è in "ristrutturazione", avvieremo un progetto formativo per preparare le scuole all'argomento oggetto del 23 maggio. Insomma, nonostante le difficoltà contingenti continuiamo a lavorare.
Parlando del Natale: che festa sara' per tutti noi? Qual e' l'augurio che possiamo farci?
Sarà certamente un Natale diverso. Siamo tutti molto provati da questa emergenza sanitaria ed economica che viviamo ormai da mesi. E' stata dura emotivamente: vedere morire tante persone, vedere tanta sofferenza. Non dimenticheremo mai questo 2020.
Ovviamente ci auguriamo che presto i vaccini e le cure ci portino fuori da questa drammatica pandemia, ma fino a quando questo non avverrà è fondamentale rispettare le regole. Ciascuno di noi può e deve fare la propria parte. Ce lo ha insegnato mio fratello Giovanni. Non servono eroi per superare le difficoltà, è sufficiente essere cittadini consapevoli.