Comprendo bene che blog che gestisco con la mia amica Sara, si è sempre parlato degli artisti e della loro arte in senso più stretto, ma queste ultime ore sono pervase dappertutto di una vicenda che coinvolge il settore televisivo e nello specifico Il grande fratello vip.

Come persona, donna, divulgatrice e come individuo mi sento in dovere di scrivere la mia. Mi riferisco alla vicenda di Marco Bellavia e di tutto lo scatenamento di atti di isolamento, derisione ed etichettamento che hanno bullizzato un uomo evidentemente fragile e che solo degli idioti ( ma non alla Dostojievskji ) non avrebbero dedotto dai suoi modi di porsi, di parlare e soprattutto dai suoi sguardi, gli occhi si sa parlano molto di più di tante parole, spesso sprecate.
Personalmente sono cresciuta con le conduzioni garbate di Marco Bellavia, nei pomeriggi di Bim Bum Bam ma anche quando insieme a Cristina D’Avena recitò nel film tivù Kiss me Licia, e pur essendo una bambina piccola, ricordo che mi piaceva tanto quel “ragazzo grande” ma non lo dissi a nessuno, all’epoca mi vergognavo come un riccio da frenarmi da sola (oggi a frenarmi non ci riesce neppure il freno a disco!) Che infanzia bella!
Evito di riportare quello che ho letto e delle cose che tali sedicenti vip hanno rivolto a Marco però dico che sono parole così umilianti, gratuite e vili che non meritano di essere citati, così come i loro autori.
Siamo così presi egoisticamente da noi stessi e dalla nostra voglia di emergere sull’altro, per quel quarto d’ora di notorietà che, tutti quelli che ci stanno accanto sono sassolini da calpestare. L’idiozia che ho letto sui social pronunciate, sulle vicende di sofferenza di Marco, da parte dei grandi fratelli chiusi dentro al loro castello dorato, fatto di illusioni effimere, parvenze e squallido buonismo a tratti isterico e sempre opportunista, mi ha fornito l’ennesima risposta del motivo per il quale io non seguo questi programmi che, spesso si rivelano inutili nel loro insieme e che a quanto pare di realtà non hanno nulla, solo una parola che ha perduto senso e significato , da quando noi abbiamo perso il senso della vita stessa e il suo immenso valore e arricchimento. Curiosiamo dentro le vite altrui, le giudichiamo e con superficialità le ignoriamo, limitandoci ad una esistenza della nostra di vita.
Ma la cosa più squallida, opportunista e del peggior buonismo di apparenza, è che tali atteggiamenti da bulli, visibili a tutti fuorché a loro stessi, sono stati condotti e portati avanti da coloro che per raccattare una manciata di voti, notorietà e consenso popolare, si sono dichiarati vittime di indifferenze e maltrattamenti, per le loro scelte di orientamento o per delle malattie che hanno vissuto e superato, riservandole a chi là dentro manifestava il suo disagio e voleva supporto da coloro che reputava amici o colleghi. Invece ha ricevuto, ridicolizzazione, atti di esclusione e le vigliaccherie più basse.
Molte sono le domande che mi sono posta, ma la prima è : Ma il signor Ciacci, che spesso scrive e parla attraverso i social e la tivù di discriminazioni, ingiustizie e quant’altro, come si sarà sentito passando da giudicato e discriminato per la sua storia personale a giudicante e isolante?
Poi a quella signorina, che porta il nome di una nota macchina, ma che i più mi scuseranno se non conosco e non mi interessa sapere di quale “vippitudine” goda, vorrei chiederle: Quando si rivolgeva, insieme agli altri , nel parlare di Marco dicendo che meritava di essere bullizzato era cosciente di ciò che stava mandando in onda? Si è resa conto, e anche, si sono resi conto delle parole pronunciate e del loro legittimare il bullismo di un branco assetato di perfidia?
A quanto pare no! Si spara così, a zero su tutto e tutti, per poi salire sul carro dei nostri comodi e sbandierare le i diritti di inclusione e di non etichettatura, mentre si è i primi a escludere e ad etichettare ed etichettarsi.
Ebbene, a tutti i protagonisti di questa ignobile vicenda priva di dignità, per il fatto che il denaro vale di più, vorrei dire che: Neppure uno come Giuda si bullizza! Di bullismo e a causa di esso si muore, la depressione e il senso di inadeguatezza di fronte alle frenetiche spinte di un gruppo sociale, sono la silente malattia dell’anima, quella che ti fa sentire inadeguato, un alieno, lo sbagliato in mezzo a tanti migliori di te e che hanno le risposte e le soluzioni a tutto. Sono anche un’insegnante e da figura educativa, condanno aspramente il “bendarsi” gli occhi davanti ad un ragazzo o una persona che con i suoi occhi comunica ciò che a parole non si sente in grado di dire. Il bullismo è atto da condannare dovunque, in casa, a scuola e tra le pareti di una tivù che è più finta di una fiction. Le macerie dell’anima non sono calcinacci di un muro da frantumare sotto l’attento sguardo della nostra indifferenza.
Forse, penso, sarebbe meglio farsi un lungo bagno di umiltà essere buoni e inseguire il bene piuttosto che insulsi buonisti senza dignità, sempre in cerca di quel famigerato quarto d’ora di notorietà, passando sopra alle anime che il destino ci ha voluto mandare sul nostro percorso, magari per imparare che non siamo eterni e non siamo privi di sofferenza e che non esistono dolori di serie A e dolori di serie B. La vita non è un campo da calcio. La vita è vita, un capolavoro intriso di dignità ed empatia verso l’altro, chiunque sia.
Comunque: io sono qua, dite la vostra se vi va!