Salvatore Borsellino, ricorda le parole di Paolo: “I giovani avranno piu' forza per combattere"
Un’intervista toccante, quella che ho avuto l’onore di realizzare con Salvatore Borsellino, fratello di Paolo. Una raccolta di ricordi, nel libro “La Casa di Paolo” e la speranza che la la gioventu’, come scrisse il noto magistrato in una Sua lettera: “Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di combattere di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta”
INTERVISTA A SALVATORE BORSELLINO
Dott. Borsellino, La ringrazio infinitamente per questa intervista che mi sta rilasciando. Parliamo di uno degli ultimi progetti a cui ha preso parte "La casa di Paolo" scritto da Sara Loffredi con Marco Lillo, in cui Lei ha curato la prefazione. E' una lettura dedicata ai piu' piccoli? Che cosa possiamo imparare tutti?
La “Casa di Paolo” non è soltanto un progetto a cui ho partecipato, è piuttosto la realizzazione di un sogno, che, come i sogni in cui si crede veramente e con forza, non possono fare a meno di realizzarsi.
Dopo la strage di Via D’Amelio, nel 1992, io, che nel 1969 ero andato via da Palermo, sono tornato spesso a Palermo quasi in cerca dei ricordi di quel mio fratello che avevo lasciato tanti anni prima e del quale soltanto da lontano avevo potuto seguire quel percorso di lotta senza quartiere che , insieme a Falcone, aveva intrapreso contro la mafia e che lo avevano portato prima ai successi del maxiprocesso e poi alla morte.
Ho continuato ad andare ogni anno, e più volte, a Palermo fino al 1997 quando mia madre, dopo averci regalato altri cinque anni della sua vita, andò a raggiungere quel figlio insieme al quale sarebbe voluta morire quando sentì quella terribile esplosione.
Dopo la morte di mia madre sentìi come se qualcosa mi si spezzasse dentro in quel mio legame con la città dove ero nato e che mi aveva tolto mio fratello e per 10 anni non tornai più, se non sporadicamente e soltanto per lavoro a Palermo.
Ci sono tornato nel 2007, dopo essermi reso conto che quella strage non era stato soltanto una strage di mafia, ma soprattutto una strage di Stato, e spesso mo succedeva di tornare in quella Via Vetriera, nel quartiere della Kalsa, dove ero nato e cresciuto insieme a Paolo.
E così, passando davanti alla nostra vecchia farmacia, che aveva visto i nostri giochi di bambini, mi piangeva il cuore a vedere come fosse abbandonata, ridotta ad un rudere, immersa nel silenzio, senza più le voci che una volta riempivano quella strada e quel quartiere.
Nacque allora il mio sogno di fare ritornare Paolo nella nostra via, di far rivivere quella vecchia farmacia come una casa di accoglienza dove i ragazzi a rischio del quartiere, dove c'è ancora tanta povertà e tanta criminalità, potessero trovare il calore di una casa, l'amore di Paolo, l'affetto di volontari che aiutassero e seguissero negli studi quei ragazzi i cui genitori sono spesso analfabeti e non hanno tempo da dedicare loro perché presi dalla necessità e dalla difficoltà di portare a casa qualcosa da mangiare.
Quel sogno si è avverato, oggi la Casa di paolo è quella che io avevo sognato che fosse ed ha ispirato questo libro la cui lettura, anche se dedicata ai più piccoli io credo che possa servire anche ali adulti, per fare conoscere Paolo non soltanto come magistrato ma come uomo, per fare conoscere l'amore che ha ispirato le sue scelte di vita e che gli ha permesso di affrontare con serenità la morte anche quando dovette rendersi conto che gli sarebbe arrivata non soltanto per il fuoco dei nemici che aveva scelto da combattere ma anche da parte di chi avrebbe dovuto combattere insieme a lui.

Conosciamo tutti la storia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, lasciando un segno indelebile, in tutti noi, per SEMPRE. Qual e' la responsabilita' delle nuove generazioni? Dei futuri genitori?
Prima della responsabilità delle nuove generazioni e dei futuri genitori c'è la responsabilità delle generazioni che il sacrificio di questi uomini ha visto è forse non ha fatto abbastanza perché non succedesse. La responsabilità di tramandare questa memoria a dei giovani che non erano ancora nati quando queste stragi sono avvenute. E MEMORIA non vuol dire soltanto ricordo ma vuol dire anche lotta, lotta per la VERITA’ e la GIUSTIZIA, perchè a quasi trent'anni di distanza non c'è ancora una pierna verità e una vera giustizia.
Che cosa possiamo augurare ad un paese come l'Italia?
Possiamo solo augurarci che, come sperava Paolo e come dice nella sua ultima lettera, un completo ricambio generazionale possa portare davvero alla sconfitta di questo cancro che da sempre ha corroso la nostra società e il nostro paese. Come dice Paolo in quella lettera, rivolta appunto ai giovani. “Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di combattere di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta”.
Ed ancora: “Se la gioventù le negherà il consenso anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”
Ecco, forse questi giovani, riusciranno a fare si che “un fresco profumo di libertà” dissolva “il puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e, quindi, della complicità”

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