Sipario, il direttore Giorgetti: “I giovani lontani dal teatro. Ascoltano musica via web isolandosi"
Onorata di parlare con Mario Mattia Giorgetti, attore, regista, giornalista e direttore del mensile “Sipario”. Con Il direttore Giorgetti abbiamo affrontato la questione dei ragazzi di oggi: sempre meno interessati al mondo del teatro e costantemente attratti da una musica pop ed elettronica. Inoltre, il direttore ci ha parlato della sua innata voglia, fin dagli inizi del suo percorso professionale, di “portare il teatro dove non arrivava” e della gravosa situazione odierna – data dal covid – che affligge il mondo dello spettacolo: “la chiusura totale genera solo sofferenza sia umana, sia economica, sia di crescita culturale.
INTERVISTA AL DIRETTORE MARIO MATTIA GIORGETTI
Gentile direttore Giorgetti, da giornalista e appassionata di teatro, e' davvero un onore poter conversare con Lei. Abbiamo un'altra cosa in comune: anch'io ho collaborato per il quotidiano "La Nazione" di Firenze nel 2009, sempre nel settore dello spettacolo. Chiaramente, non puo' saperlo, ma nei miei primi anni (da futura giornalista pubblicista), avrei voluto cooperare con "Sipario". Una rivista cult per i teatranti, amanti dello spettacolo e per tutto il pubblico in genere.
Adesso, ho notato - mi corregga se sbaglio - che sempre meno giovani si accostano “spontaneamente” al teatro. I ragazzi sono sempre piu' accorti e affascinati verso una musica elettronica o pop. Anche Lei ha avuto questa percezione?
Sono d’accordo con Lei, i giovani sono attratti più verso la musica elettronica o pop, per questi semplici motivi: il teatro è un evento dal vivo e richiede una diretta partecipazione, cosa che i giovani, allo stato attuale, preferiscono isolarsi nell’ascolto via web sviluppando un sentimento individualistico; inoltre, la politica dei prezzi di accesso ai teatri è troppo esosa per i giovani e, quindi, vengono esclusi di forza poiché non c’è una volontà politica da parte del Ministero competente, che spinga i teatri ad applicare una politica verso i giovani, visto che i finanziamenti non sono finalizzati a questa scelta pro-giovani; infine, sono le scelte artistiche che sono mirate più a un repertorio rimasticato che intriga un pubblico adulto che a tematiche dei giovani.

All'inizio della Sua brillante carriera ha avuto l'opportunità di collaborare con nomi di alto prestigio, fra questi: Giorgio Strehler, Orazio Costa Giovangigli e Mario Missiroli. Che cosa ha imparato da questi professionisti e ha mai avuto dubbi sul Suo percorso attoriale?
La mia collaborazione con nomi di prestigio è stata determinante alla mia formazione, ma a un certo punto della mia scelta ho sentito di rivolgermi ad un pubblico che veniva escluso dal teatro, decidendo così di organizzare una compagnia che portasse il “teatro là dove non arrivava”, recitando in tutti gli spazi possibili: sale da ballo, palestre, ristoranti, sale parrocchiali e, ovviamente, in teatri da riattivare. Questo sta a dimostrare che non ho mai avuto dubbi sulla mia scelta di attore che ama trasmettere il sapere verso altri che il sistema tendeva ad escludere. L’attore deve essere un trasmettitore di sapere, consegnare il testimone delle esperienze alle nuove generazioni.

Il Suo viaggio lavorativo ha visto un susseguirsi di grandi progetti, anche in televisione e il cinema, in qualità' sia di attore che di regista. E' comunque d'accordo con me nell' asserire che il teatro ha un "sapore più' vero e autentico"? Ne parlavamo con qualche tempo fa con Giorgia Trasselli che mi diceva che il "teatro vive di un rito" unico ed irripetibile ...
Come professionista ho fatto esperienze anche in altri mezzi di comunicazione, ma il rito del teatro dal vivo è un rito insostituibile, finché due persone si parlano fanno teatro vivendo nello stesso tempo e nello stesso spazio una comunicazione condivisa nello stesso momento, per questo si dice dal vivo, cioè in un rapporto umano tra soggetti viventi.

La situazione della pandemia da Coronavirus ha indubbiamente messo in ginocchio tutti i settori lavorativi, anche quello dello spettacolo: in particolar modo teatro e cinema. Che cosa possiamo fare, noi cittadini, per sostenere tutti voi? L'uomo si ciba anche di cultura ...
In questa situazione pandemica è chiaro che prima di tutto occorre preservare la vita. Ciò, però, non toglie che occorra sostenere la cultura come crescita di una comunità ricorrendo a iniziative che, agendo in assoluta sicurezza, possano avvenire. Il teatro è una scuola dove chi partecipa rispetta tutte le normative che i decreti di sicurezza impongono. La chiusura totale genera solo sofferenza sia umana, sia economica, sia di crescita culturale.
Viva il teatro: ora e per sempre. Dopo il covid, ci regalerà entusiasmanti novità sul palcoscenico?
Il Covid ha rivoluzionato il nostro modo di essere, i nostri comportamenti, la nostra sensibilità verso il rapporto tra noi. Ci ha fatto prendere coscienza che dobbiamo agire più verso un rapporto reciproco tra umani che verso un profitto individuale.
Le foto utilizzate per la suddetta intervista sono tratte dai profili social del direttore Mario Mattia Giorgetti che, naturalmente, ha acconsentito all'utilizzo.
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