"Ti intervisto": ospite la scrittrice Benedetta Colasanti che ci presenta "Girasoli e lavanda"
Cara Benedetta, è un piacere ritrovarti ... Raccontaci del tuo libro, partendo proprio dal titolo “Girasoli e lavanda”: rimanda ai fiori o ai loro profumi?
Il mio libro nasce da un’idea maturata nel 2013. Vivevo allora una fase abbastanza creativa della mia vita: frequentavo una scuola di regia cinematografica; camminavo per ore a piedi per trovare ispirazione, cercando vicende da raccontare. “Girasoli e lavanda” è stata una delle poche a concretizzarsi, anche se dall’inizio della scrittura alla pubblicazione sono passati quasi sette anni.
È la storia di una ragazza, Calliope, che si trova a riflettere in solitudine sui suoi sogni, sui suoi incubi, sulla sua interiorità e in generale sulla sua vita; e lo fa scrivendo un diario. In un secondo momento, per la stesura definitiva del manoscritto, ho alternato il diario di Calliope con quello di un altro personaggio – Gioele – tratto dal diario che ho scritto personalmente durante uno dei miei viaggi in Africa, in Kenya. I due diari sono finiti per diventare una corrispondenza tra i due protagonisti, o meglio: lettere mai inviate, un po’ a denunciare la difficoltà di comunicazione tra persone.
Sì, il titolo “Girasoli e lavanda” rimanda in un certo senso ai fiori, al loro profumo, alla pianta come sinonimo della vita. A un certo punto Calliope fa un augurio a Gioele: gli augura di vivere una vita sempre florida, come un fiore, un girasole o una pianta di lavanda, appena sbocciato, come se fosse sempre un ventenne, con voglia di fare, sogni da realizzare, strada da percorrere.

Che messaggio vuoi dare ai lettori e perché dovremmo leggere il tuo libro?
Scrivere è per me la linfa della vita. Scrivo per lavoro, per passione e a scopo terapeutico. Quasi tutto ciò che faccio finisce sulla pagina scritta. Da una parte scrivere è per me un processo naturale, dall’altra sento l’esigenza di condividere i prodotti della mia penna con le persone.
Il mio libro è breve, mi piace definirlo un “biglietto da visita”: è una lettura che ruba poco tempo, credo quindi che le persone possano leggerlo per conoscermi senza troppo impegno, come si conosce una persona a lavoro, a scuola, per strada.
Penso che il punto di forza di “Girasoli e lavanda” sia il diario di Gioele: essendo tratto da un mio vissuto personale, è un racconto sincero, vero, reale. Gli amanti del viaggio e i curiosi potrebbero trovarlo interessante.
Penso infine sia facile rispecchiarsi in entrambi i personaggi, che sono rispettivamente simbolo dell’interiorità, della parte nascosta e riservata di ognuno di noi, e della bellezza esteriore, del nostro essere estroversi, del protendere verso l’esterno e verso gli altri. Questi due aspetti possono convivere, magari in misure diverse, in ognuno di noi.
Più che lasciare un messaggio vorrei invitare le persone a uscire dalla propria zona di comfort; ad aprire la propria mente attraverso lo scambio reciproco; a non avere paura dei sentimenti, delle emozioni, delle pulsioni anche negative. A esercitare l’empatia. In un mondo così superficiale sento il forte bisogno di andare oltre. Probabilmente molte altre persone sentono la stessa necessità e quindi il dialogo e la condivisione (non di sterili post ma di pensieri) sia la chiave giusta per sperare in un mondo migliore.
Ti è mai capitato, proprio come i protagonisti della tua storia Gioele e Calliope, di scrivere una lettera e di non inviarla al destinatario?
Mi è capitato tante volte. La difficoltà di comunicare fa parte dei miei personaggi e fa parte anche di me. A volte mi capita di avere tanto da dire ma di non riuscire a esprimerlo, mi sembra di non essere capita, di non essere accolta. Si può scegliere di isolarsi ma la cosa migliore è farsi delle domande, mettersi in discussione e mettersi in gioco inviando quelle eventuali lettere. E se proprio queste lettere sono destinate a non arrivare al destinatario … Possono sempre diventare un libro!
